Anticipo qui le mie poesie che appariranno sul prossimo numero di «Italian Poetry Review» (IPR) nel Dossier dedicato alla memoria di Luciano Rebay: illustre studioso, mio predecessore nella cattedra Giuseppe Ungaretti (che egli fondò), grande amante e conoscitore di poesia. Questi miei testi non contengono alcun riferimento alla vita e all’opera di Luciano, e non so essi corrispondano o no alla sua idea di poetica. Sono semplicemente un modesto omaggio a un uomo complesso di cui ho amato la passione poetica, e la conversazione.
Recollectedness
La sua essenza è la preghiera
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o come un cero a uso di bambolotto di cera di quelli che un tempo si trovavano sotto una campana di vetro o dietro la facciatina trasparente come un piccolissimo teatro sotto il ripiano di un altare ma di un altare ovviamente non est dignus e la campana di vetro del salotto di genealogia umbra purtroppo se l’è lasciata alle spalle la sua dimora come quella di ogni cosmopolita si è ristretta mentre sembrava globalmente ampliarsi adesso la sua casa è lo spazio fra il mento e il petto quando si ripiega su sé stesso e questo stesso ripiegarsi è l’inizio della preghiera che fino ad ora vedeva soprattutto come una questione di ritagli di tempo che dovevano allargarsi sempre più fino a comprendere buona parte della giornata ma adesso sente che è essenzialmente una questione di spazio preliminarmente pensa si tratti dello spazio fra il mento e il petto dove lui trova chi realmente è.
Riverside Drive
(Manhattan)
Ineludibilità della poetica
Il poeta è a disagio col suo tempo, |
lo descrive in tempo reale ma in termini che gli altri non riconoscono – mentre gli scriventi per la maggior parte parlano in termini riconoscibili esortano alle virtù civiche deplorano i flagelli sociali si prestano a citazioni citabili intervengono manifestano giornalisteggiano si intervistano da soli si impaludano nella palude politica e nei paludamenti morali il poeta invece ha capito che ciò che è ineffabile è spesso anche infame per i più e offre come testimone al limite il collo al sospetto/mannaia dell’infamia
come la santa martire distesa
avvolta in elegante veste blu
nel quadro che dipinge sulla faccia dell’altare in fondo alla cappella un’immagine che non si capisce a che secolo appartenga e la perplessità è aumentata dal vederla così controluce quella veste sembra un vestito da sera quel blu è pesante di seta e broccato la testolina quasi completamente avvolta da una sciarpa a righe colorate fiorisce
su un lungo delicato collo cìgneo
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Oratorio di Santa Cecilia
Bologna
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Metro-epifania
“Difficile est in turba
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quando alle ore 23 circa càpita nella stazione della metro sotto la Quarantaduesima Strada dove è arrivato a piedi dalla Quattordicesima e dove sta cercando la coincidenza giusta per la Centoventicinquesima e si trova per alcuni minuti lunghi in uno stato di completo disorientamento in mezzo al frastuono selvaggio di quella che non vogliono più chiamare plebe ma che lo è lo è – e lui se ne appella mentalmente ai poliziotti – che i cuoricini sanguinanti di progressismo nei sobborghi disprezzano e che lui ammira – i poliziotti che tengono d’occhio i giovinastri e meno giovinastri che scorribandano e le famigliole che si sentono moralmente autorizzate a ululare e si trascinano dietro bimbi che a quest’ora dovrebbero stare nel lettino e invece si aggirano drogati dal son et lumière della povertà mediatizzata nelle budella della città e il calore è quello di una foresta tropicale e nel mezzo di questa incertezza sulla linea della metropolitana da prendere e di questo disagio soffocante di caldo chiasso luci ritaglianti e taglienti lui si sente veramente nel bel mezzo nel mezzo bello si sente raccolto nel suo centro sente la calorosità dell’amore per questa plebe-non-più-plebe questa plebe di cui lui stesso fa orgogliosamente parte – è un amore vagante non focalizzato dunque tanto più bruciante – momento estatico dentro l’infernetto dell’esperienza
diaria – la momentanea estasi
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Fra Manhattan e North Branford
“Io Ti vorrei amare”*
Il pensiero assisiate è ritornato
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ecco la vera radice dell’erotico che si annida sotto e dentro ogni atto ma non solo: dentro ogni intenzione dentro ogni pensiero — al di sopra al di sotto al di là al di qua di ogni contatto carnale — l’oscenità è nella disproporzione — pur sempre preferibile alla sottovita — l’ottativo dunque è indispensabile perché ogni tale dichiarazione è conativa e sa di esserlo (altrimenti mente ma questa menzogna è così grossolana che solo la mediocrità può enunziarla e per esempio Don Giovanni non è un banale mentitore è un iperbolista) — vero è che si può non amare (atto di libertà che respinge il ricatto sentimentale ripetitivo dei provenzal-danteschi) ma questo atto di libertà è anche gesto di povertà e aridità — dunque se non si deve amare è però possibile dire che si può amare? Sì e no: l’amore essendo una promessa impossibile al massimo si può dire (ecco perché il condizionale di Francesco è sempre attuale nella sua ottatività) che si vorrebbe amare si desidera amare si ha una matta voglia di amare si amerebbe se solo si potesse — e forse queste umide intenzioni troveranno la ricompensa di una compassione.
[*La frase è apocrifamente attribuita a san Francesco d’Assisi]
Riverside Drive
Manhattan
Sine titulo
A prima udita sembra
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Laghetto di Linsley