Una lettura poetica ieri sera mi stimola a riproporre tre sonetti inediti, per cui mi trovo a un bivio su cui rifletterò in futuro: se pubblicarli in una raccolta in corso di sonetti o farne sonetti caudati (con code molto lunghe) che rientrerebbero nella raccolta in corso L’aureola del morso.
Comunque, intanto, ecco i testi per la vostra lettura critica.
Grazie dell’attenzione.
OSTUNI, I
Astu neon, le tue calli son le ossa
del suo corpo avvolto nel mantello
di pelle nera, a scudo del coltello
della pioggia che ha preso una riscossa
per scivoli e gradini e contrafforti:
schiaffa il rosone della cattedrale,
rìvola muri e portoncini smorti,
scende sopra i terrazzi e verso il mare,
e tutta ingrigia questa città erta
che nel bianco sigilla la sua immagine
e il fascino d’essere scoperta.
Ogni vicolo al vento è misterioso,
ogni scesa somiglia una voragine,
ma in ogni labirinto è un porto ascoso.
• • •
OSTUNI, II
Gli è guida la compagna del suo amico:
una fanciulla-antilope in latenza,
o un lama dolce e pacifico;
un’esile sul punto di opulenza,
una di questa assorta gioventù
che gli parla ridente e disinvolta
ma rifiuta di dargli del “tu”.
E lui lento la segue e l’ascolta.
Lei gli spiega la differenza estiva
(Ostuni è bianca e tutta una terrazza),
ma adesso è inverno e scorre la deriva
d’acqua e di vento – sorge un’idea pazza:
restarsene qui solo e asserragliarsi,
nella rocca la vita riplasmarsi.
SALERNO
Ieri notte ha riveduto la città
vecchia, dopo un lustro più vent’anni
e ha camminato nella de-realtà
di una notte di antichi inganni e sganni.
Dopo il convegno tenuto in Certosa
(performanze a Padula, nell’interno,
in un’aura stracciona e sontuosa)
le propose di andare a Salerno
e cenarono in stile di taverna
impigliati nel vago rendezvous
di una monologazione alterna.
Troppo alta la fronte, quando fu
con lui nell’alta stanza allunata:
gli apparve una donna scotennata.
– Rivisto il 25.06.14